Battesimo di Cristo – Piero della Francesca

Battesimo di Cristo – Piero della Francesca

Battesimo di Cristo

Pierodella Francesca, tempera su tavola (167×116 cm) 1450 circa, National Gallery, Londra

Offriamo inoltre un commento pittorico, il dipinto del “Battesimo di Cristo” di Piero della Francesca, ai versetti del Vangelo di Luca che narrano quel momento della vita di Gesù (Lc 3,21-22):

21Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Tre angeli assistono al battesimo di Cristo mentre alle loro spalle l’uomo nuovo, il battezzan­do, si staglia seminudo sul fondo dei coloratissimi vestiti degli uo­mini vecchi. La composizione è monumentale. Pura è l’aria, pura è l’acqua e pura è la terra. Gli uomi­ni e il mondo non sono intaccati dall’ombra/peccato, perché la stes­sa ombra è colore intriso di luce, delicato come una carezza. Il pae­saggio è quello aretino. Eppure sa di paradiso.

Il segreto pittorico di questo risul­tato è nella combinazione unica di realtà e astrazione, di vita e con­templazione, ottenuta mediante la prospettiva, la forma, il colore e so­prattutto la luce che tutto investe compenetrandolo. Non si muove niente, perché tutto sa di sospeso. Sospeso è il braccio di Giovanni Battista, sospeso è il gesto del bat­tezzando che gli sta dietro. Non è per incertezza o fatica, ma per lo stupore che rende impercettibile anche il respiro: l’uomo è investito da una tale dignità che basta il suo «esserci» per riempire di dignità regale il suo corpo, la sua posa e il suo sguardo.

Il paesaggio stesso si umanizza e partecipa dell’eterna giovinezza dell’uomo. Di quale uomo? Di quello che sta al centro, dell’uo­mo-Dio. Il grande Giotto aveva dato figura al Dio-uomo; ora il Quattrocento rovescia il rapporto: è così umano questo Gesù che so­lo Dio poteva essere in lui.

Quest’uomo ha la dignità del re. Occupa il centro del mon­do. Accanto a lui il terribile e selvatico Giovanni Battista si è tra­sformato in un dignitario di corte. Aveva tuonato contro Gerusalem­me, il tempio, le menzogne, i fur­bi; aveva invocato la scure e il fuoco per distruggere il male. In­vitava a preparare la strada al re che sarebbe arrivato. Ora un vol­to, uno dei mille nella folla alle ac­que del Giordano, lo ha fulmina­to. Che cosa ha visto in esso?

Ci facciamo aiutare da Piero della Francesca. Il pittore non è evangelista, ma è spontaneo che la Pa­rola susciti negli oc­chi la voglia di ve­dere. Con tutti i limiti, ogni uomo e ogni epoca han­no diritto a un vol­to-Vangelo. E l’oc­casione più alta per cogliere il volto-Vangelo di Ge­sù è l’esperienza che il Nazareno ha fatto al Giordano. Forse è anche la più difficile da «immaginare». Ma Piero della Francesca è grande. «Mentre pregava. .. », dice il Van­gelo. E Gesù, nel quadro, sta pre­gando. «… il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in appa­renza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Lc 3, 21-22). Nel quadro non si vedono i cieli aprir­si. È evidente che si tratta di un’e­sperienza spirituale, che avviene sulla punta più profonda dell’esse­re. La colomba è attentissima a non battere le ali: essa svolge il suo compito di tramite simbolico; il fremito vero sta salendo come linfa da dentro: tutto il Nazareno ne è invaso. L’umile falegname al­la ricerca della sua vocazione, mentre prega il Padre, fa l’espe­rienza di essere figlio. Presto schizzerà via di lì a dire al mondo che il Regno è arrivato, che Dio abita questo mondo, questa carne, questa avventura. Sì, perché lui è il Figlio, è Dio. Non lo è diventato in quel momento, ma è in quel momento che la verità sta attra­versando i suoi sensi, interiori ed esteriori. La verità è sulla sua pelle. Nel Nel Cristo splende la luce della coscienza filiale. L’infinita dolcez­za, l’onnipotente tenerezza, la pazza voglia           del Padre di far vivere, ora è anche nella sua psicologia, nel suo modo di guardare gli uo­mini, la donna che impasta, il papà che accende la lanterna alla sera… Tutti quelli che incontrerà, se lo vorranno, vedranno nei suoi occhi il Regno di Dio. «Non teme­te più niente – dirà a tutti – Dio si è fatto prossimo all’uomo. È Van­gelo, è lieta notizia. Non c’è carne umana che non sia anche avventura divina. L’ho visto nei cieli aperti».

Giovanni è il primo ad accorgersi. Glielo ha letto in faccia. E ora compie su di Lui un gesto partico­lare che sa di incoronazione. La lieta notizia ora si fa lu­ce del mondo. Tutto nel quadro diventa terso, puo e sacro. Tutto è vi­sto alla luce di un tem­po senza tempo, in uno spazio che sa di trasfi­gurazione. «Mentre pre­gava… »: forse è bello immaginarlo così Gesù, quando, stanco e in preda alla delusione («Vanno capiti, poveretti: è una notizia troppo grande quella del Regno. Come arrabbiarmi se fan­no fatica a credermi?»), si rifugia­va nella preghiera. È bello imma­ginarlo che pregava così, come Piero della Francesca l’ha figurato in questo quadro.

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